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Non solo Higuain: quando Napoli-Juve fa rima con mercato

01.04.2017 | 23:45

Sarà la notte di Gonzalo Higuain, per la prima volta al San Paolo da avversario. Una notte che alle pendici del Vesuvio aspettano dallo scorso 26 luglio, quando la Juventus ufficializzò l’acquisto del Pipita a fronte del pagamento – nell’arco di due esercizi – della clausola da 90 milioni di euro. Anche prima del trasferimento interno alla Serie A più clamoroso dell’epoca recente, l’asse Napoli-Juve aveva regalato storie di calciomercato di non poco conto. In principio furono Sivori e Altafini, due grandissimi. Il primo, nell’estate del 1965, saluta il club bianconero dopo otto annate (con 170 reti e in bacheca 3 scudetti, 2 Coppe Italia e il Pallone d’Oro del 1961) per accettare la corte del presidentissimo partenopeo Achille Lauro. Percorso inverso per José, che condivide quattro stagioni con Omar a Napoli, ne disputa altre tre e poi nel 1972 vola a Torino per fungere da alternativa di lusso in avanti. Un alternativa che nel 1975, alla soglia dei 37 anni, decide di fatto la corsa scudetto, realizzando – chiaramente da subentrato – il gol vittoria nello scontro diretto, al minuto 88: “José core ‘ngrato”, questa la scritta che comparve qualche giorno dopo su un cancello del San Paolo. Con Altafini, nel 1972, un altro pezzo da novanta di quel Napoli prende l’aereo per Torino, nientemeno che Dino Zoff: dopo un quinquennio avaro di soddisfazioni, il portierone friulano in Piemonte vince sei scudetti e leva al cielo 2 Coppe Italia e 1 Coppa Uefa, trovando anche il tempo, a fine corsa, di laurearsi campione del mondo con l’Italia nella indimenticabile notte madrilena del 1982. Avvicinandoci ai giorni nostri, dopo la cessione in prestito dalla Juve al Napoli di Paolo Di Canio nel 1993, da rimarcare l’accaduto dell’estate 1994. Nazionale stavolta beffata in finale, ai Mondiali americani, ma quel che più conta ai nostri fini è che in casa Juve si verifica il ribaltone: Umberto Agnelli prende la supervisione della società, sostituendo il fratello Gianni, e sceglie la triade Bettega-Giraudo-Moggi per ripartire dopo otto anni di vacche magre, coppe a parte. E in panchina chi arriva? Direttamente da Napoli il signor Marcello Lippi, che – per poco più di 9 miliardi – porta in dote dalla città della pizza un difensore del calibro di Ciro Ferrara, l’ultimo reduce (con il secondo portiere Di Fusco) della mitologica squadra che con Maradona vinse 2 campionati, 1 Coppa Uefa, 1 Coppa Italia e 1 Supercoppa italiana. Risultato? Scudetto al primo colpo, a seguire Champions League, Intercontinentale e tutto il vincibile nell’arco della lunga epopea firmata da entrambi. Nell’estate del 1997 un rampante Fabio Pecchia lascia la Campania dopo un quadriennio per provare a misurarsi all’ombra del vecchio Delle Alpi, vince da comprimario scudetto e Supercoppa ma non è “da Juve” e, dopo dodici mesi, inizierà un girovagare che lo porterà a vestire altre nove maglie in carriera (incluso un ritorno a Napoli). Nel 2007 è la volta di Marcelo Zalayeta, che conclude il suo atto III in bianco e nero (incetta di trofei nazionali) e si trasferisce in azzurro per un biennio: il Panteron lascia un buon ricordo di sé a Napoli e trova anche il modo di fare disperare i suoi ex tifosi per il famoso rigore concessogli da Bergonzi. Arriviamo quindi al 27 agosto del 2010, con la Signora che annuncia l’acquisto di Fabio Quagliarella (prestito oneroso da 4,5 milioni più diritto di riscatto da 10,5, puntualmente esercitato in seguito). A Napoli la prendono malissimo, all’attaccante di Castellammare da quel momento in poi viene riservato il peggiore dei trattamenti. Ma nessuno allora, a parte l’attaccante ovviamente, conosceva i motivi che l’avevano portato a lasciare casa per sposare la causa dell’acerrima rivale. Ci penserà il tempo, galantuomo come sempre, a svelare ex post l’incubo vissuto da Quaglia, con i supporters di fede partenopea – storia di questi mesi – a fare mea culpa, chiedendo scusa dal profondo del cuore.

Alla voce trasferimenti diretti tra le due squadre troviamo anche Pietro Carmignani (1971), Massimo Mauro (1989) e Manuele Blasi (2007), mentre allargando l’indagine ai calciatori che in carriera hanno vestito entrambe le maglie, troviamo in ordine sparso i vari Fabio Cannavaro, Eugenio Corini, Daniel Fonseca, Oscar Damiani, Michele Padovano,  Dario Baccin, Luca Fusi, Raffaele Ametrano, Nicola Amoruso e, attualmente, Emanuele Giaccherini. Oltre a LippiClaudio Ranieri e Rino Marchesi sono i tecnici che hanno allenato entrambe le compagini, Quanto ai dirigenti, non solo Moggi: anche Italo Allodi e Marco Fassone nella prestigiosa platea di doppi ex.

Foto: wikipedia-zimbio.com