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L’inchiesta: #28 Dongou – l’erede di Eto’o

10.10.2012 | 20:25

Ciò che più è apprezzabile dei grandi calciatori che hanno fatto e stanno facendo la storia del calcio moderno, come Javier Zanetti, Samuel Eto’O, Ivan Cordoba e Paolo Maldini, è certamente il ruolo attivo che essi stanno cercando di recitare nel sociale. Con le loro fondazioni benefiche, infatti, questi grandi campioni stanno provando a regalare un futuro migliore a tanti giovani talenti, spesso e volentieri in paesi tutt’altro che fortunati.

 

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NOME

ANNO

27

Abou Diop

1993

28

Jean Marie Dongou

1995

29

Julian Draxler

1993

 

Samuel Eto’O, in particolare, con la sua Samuel Eto’O Private Foundation si occupa delle zone più povere dell’Africa occidentale, con un occhio di riguardo per il suo Cameroon, in cui cerca, avvicinando tanti giovani ragazzi al mondo del pallone, di garantire loro una vita migliore.

Jean Marie Dongou Tsafack, nato a Douala in Cameroon il 20 aprile 1995, è il simbolo vivente di come, con l’aiuto e la solidarietà di chi dalla vita ha avuto tutto, si possa riscrivere il libro della propria vita. Dongou, infatti, cresce all’interno della fondazione di Samuel Eto’O e, all’età di 13 anni, lo raggiunge a Barcellona, accasandosi nella Masia e trovando un posto fisso all’interno della cantera del Barcellona.

Per la sua provenienza e per il ruolo che ricopre in campo, il paragone con Samuel Eto’O è arrivato non appena il giovane attaccante ha iniziato a condire le sue presenze con valanghe di gol. Nella stagione 2010/2011, infatti, nel campionato Cadete B, Dongou ha mantenuto una media gol incredibile, prossima a quella di un gol a partita.

Nella scorsa stagione, con il passaggio nel campionato Juvenil A, Dongou accresce il proprio bagaglio tecnico anche grazie allo strapotere fisico che può mettere in campo dall’alto dei suoi 183 centimetri conditi da 75 kg di pura agilità. Il Barcellona prende parte alla prima edizione della Next Generation Series e Dongou riesce a mettersi in luce, pur perdendo nei quarti di finale contro la finalista Ajax, realizzando 7 reti in 4 incontri laureandosi capocannoniere del torneo.

Le sue prestazioni gli valgono la chiamata nella Segunda Division spagnola (la nostra Serie B) in cui milita il Barcellona B. Lo spazio, in una squadra che vanta già i vari Tello, Cuenca e Dos Santos (che fanno la spola fra prima e seconda squadra) non è ovviamente molto, ma nei 19 incontri in cui viene schierato, anche se mai dal primo minuto, Dongou trova comunque l’occasione di andare in gol, mantenendo costante la sua dote migliore: la media gol che continua ad attestarsi intorno ad 1 gol ogni 120 minuti.

Per una punta centrale, qualunque siano le sue caratteristiche, andare in gol si trasforma presto nella “missione di vita” da completare partita dopo partita. La qualità più importante di Jean Marie Dongou è certamente il senso del gol. Il ragazzo è un giocatore che in carriera ha sempre trovato il modo di gonfiare le reti avversarie a qualunque livello abbia giocato. Se questa fondamentale qualità viene abbinata a doti atletiche tipicamente africane, allora si avrà un mix micidiale che, nel bene o nel male solo Samuel Eto’O e pochi altri fenomeni possono vantare, e Jean Marie sembra proprio essere destinato a raggiungerli.

Il suo allenatore delle giovanili, Oscar Garcia, ha dichiarato che Jean Marie “non ha limiti, non ha un tetto raggiungibile se continuerà ad allenarsi e sviluppare le sue capacità come sta facendo finora”. Samuel Eto’O sembra aver davvero trovato il suo degno erede non solo in maglia blaugrana, ma anche con la maglia dei Leoni Indomabili camerunesi. Mantenendo i piedi per terra, ovviamente, e non dimenticando mai colui che con la sua fondazione gli ha concesso (e gli auguriamo concederà a tanti altri ragazzi) la possibilità di costruirsi un futuro migliore.