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Jolly: Blerim Dzemaili, come il buon vino…

22.03.2017 | 21:30

Il campo ha decretato un verdetto indiscutibile, la scorsa estate il Bologna ha piazzato uno dei migliori colpi in termini qualità – prezzo dell’intera sessione di mercato. 1,3 milioni per aggiudicarsi le prestazioni di Blerim Dzemaili ha rappresentato un’autentica perla in una campagna di rafforzamento che invece, almeno nel breve termine, non si è rivelata complessivamente efficace.

Tre goal pesanti durante l’esperienza genoana non avevano cancellato ad alcuni addetti ai lavori la convinzione che la carriera del centrocampista nato a Tetovo avesse iniziato una parabola discendente sotto il profilo della continuità di rendimento e dello stato fisico, prendendo già spunto dalla non brillante parentesi al Galatasaray. Niente di più errato. Il Bologna ha avuto fiuto per gli affari, chiudendo un’operazione super conveniente economicamente parlando e portandosi a casa un elemento di sicuro affidamento, consolidata esperienza e in possesso di numerose cartucce ancora da giocarsi.

8 goal in 27 presenze rappresentano un bottino invidiabile perfino per un attaccante, invece stiamo parlando di un autentico tuttofare in mediana. Caratteristiche innate da incontrista, ma piedi buoni da regista, ottime doti balistiche, tempismo negli inserimenti senza palla andando ad aggredire gli spazi, elevatissima duttilità tattica rendendo ottimamente sia nel cuore del centrocampo che in posizione più defilata. Un profilo di estrema diligenza e vena realizzativa per una formazione con difficoltà a capitalizzare quanto creato, anche in considerazione di una sterilità offensiva che ha interessato l’intero parco attaccanti.

31 anni ancora da compiere e almeno un paio di annate da disputare a grandi livelli con la voglia di lasciare il segno, sorprendere chi l’ha dato per finito prima del tempo, o non l’ha mai ritenuto un profilo adatto ad una compagine di prima fascia nonostante un rendimento costante nel lunga militanza in serie A. Spesso protagonista, raramente comparsa, a Napoli il punto più prestigioso toccato in carriera a livello di blasone e competitività, in carriera un paio di seri infortuni al ginocchio ne hanno rallentato l’ascesa, ma la forza d’animo si è rivelata più forte di qualsiasi avversità.

La doppietta realizzata contro il Chievo ha testimoniato ulteriormente quanto il suo mix di qualità e sostanza sia stato fondamentale in casa Bologna per non restare mai seriamente coinvolti nella lotta per non retrocedere. Mira precisa nelle conclusioni da fuori, spirito di sacrificio nello svolgimento del lavoro sporco, dinamismo a tutto campo, regista con doti di verticalizzazione, efficace incontrista agendo da diga davanti alla difesa. Uno dei pochi punti fermi nell’11 felsineo, un elemento di totale garanzia, un imprescindibile riferimento, un simbolo del calcio moderno, un esempio per i compagni, una manna per Roberto Donadoni che può contare sull’ex partenopeo per un’infinità di ruoli in mediana e sulla trequarti.

Troppo spesso considerato un utile gregario, una tra le prime scelte a gara in corso, talvolta etichettato come un incontrista con i controfiocchi. In realtà “semplicemente” è un Signor giocatore, in grado di rendere il centrocampo la sede dell’imprevedibilità, del lancio di autentici siluri dalla distanza e della visione di gioco. Qualcuno se ne è accorto tardi, chi si è fatto convincere dalla competenza e dalla saggezza ha invece potuto coccolarselo con largo anticipo e capitalizzare al meglio un investimento oculato, limando anche qualche sfaccettatura caratteriale.

Nel suo prossimo futuro, com’è noto, dovrebbe esserci il Montreal Impact (l’altro club di proprietà di Joey Saputo), ma la piazza di Bologna spera che lo straordinario rendimento possa indurre Dzemaili a posticipare l’approdo in Major League Soccer: inevitabile sperare nella sua conferma per poter costruire una formazione solida e maggiormente ambiziosa, in vista di una stagione che vedrà i rossoblu chiamati ad alzare l’asticella.

Diego Anelli Direttore www.sampdorianews.net