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JOLLY: Alessandro Florenzi, il protagonista in mille ruoli

19.10.2016 | 23:25

Quando ero bambino e facevo collezione di figurine, la mia attenzione veniva spesso richiamata dal ruolo Jolly. Non si perdeva l’occasione per conoscere gli uomini squadra, i leader di uno spogliatoio, il compagno sempre pronto a fornire aiuto al gruppo o al singolo in difficoltà, oltre a togliere mille castagne dal fuoco all’allenatore di turno andando a ricoprire mille ruoli con la medesima efficacia.

Uno degli esempi moderni più emblematici di un ruolo così universale è rappresentato da Alessandro Florenzi. La Roma ha attraversato una grave emergenza difensiva ed è tuttora costretta a fare i conti con numerosi infortuni nel reparto arretrato, spesso e volentieri Spalletti si è affidato al prodotto del vivaio giallorosso per individuare un valido interprete nell’eseguire le mansioni di esterno basso. Maggiore predisposizione per la fase di spinta come del resto era facilmente immaginabile viste le sue caratteristiche, ma grande duttilità tattica, abnegazione, mettendo le preferenze personali in secondo piano rispetto alle esigenze tecniche della squadra.

Con il passare del tempo è stata sempre più evidente la sua crescita nel garantire affidabilità e senso della posizione al fine di eseguire con il maggior tempismo possibile i classici movimenti del terzino, in primis le diagonali e la linea di reparto da mantenere alta in fase di non possesso. Qualche inevitabile aspetto da limare nelle prime uscite, il tempo necessario a prendere dimestichezza con la nuova posizione e in seguito una crescita esponenziale in termini di rendimento, concentrazione e capacità nell’effettuare simultaneamente la doppia fase di spinta e copertura con ottimi risultati.

Terzino, centrocampista, mezzala, esterno alto. Mille ruoli, ma sempre un’affidabilità e una professionalità con la garanzia targata Florenzi. Con il club e in nazionale è la felicità di ogni tecnico, chiunque vorrebbe avere alle proprie dipendenze un elemento capace di offrire una così elevata duttilità tattica senza mai far mancare un rendimento all’altezza di un top club europeo. Nel fondamentale blitz realizzato al San Paolo la Roma, oltre alla doppietta di un ritrovato Dzeko, alle geometrie di De Rossi e al muro chiamato Manolas, ha potuto mettere in evidenza un Florenzi in strepitose condizioni di forma. Non soltanto si è preso di lusso di calciare al bacio una punizione alla Beckham per il raddoppio siglato da Dzeko, ma ha corso e ripercorso mille volte la fascia destra, andando a chiudere ogni spazio, in particolare nel momento di maggiore pressione partenopea, andando a ricevere gli applausi a scena aperta di Szczesny.

In un calcio moderno dove il business prevale troppo spesso sulla passione, in un mondo dominato dalla frenesia che non consente di gustarsi fino in fondo il momento di felicità in quanto la mente è già proiettata a ragionare sul post, il ragazzo nato nella Capitale ci insegna come sia ancora possibile immedesimarsi nella squadra del cuore, nella città di nascita, indossare la maglia dando sempre il 110% delle proprie possibilità e scendere in campo per disputare qualsiasi partita come se fosse l’ultima. Chapeau.

Diego Anelli Direttore www.sampdorianews.net