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MARTIN DEMICHELIS, LA ROCCIA ARGENTINA AL CANTO DEL CIGNO

16.05.2017 | 09:25

Il tempo scorre, inesorabile, anche per i calciatori. Succede che lunghe chiome fluenti lascino sempre più spazio a tagli sobri, con più di un ciuffo bianco che, periodicamente, ti porta a fare i conti con te stesso. Finché non arriva il momento di dire basta, in realtà è il tuo fisico ad avvertirti, l’importante è ascoltarlo. Come ha fatto ieri Martin Demichelis: “Questo giorno prima o poi arriva per tutti ed eccomi qui. Riconosco di aver perso la forza nelle gambe e la concentrazione necessaria per allenarmi e competere ad alti livelli. Ma devo dire grazie al calcio e in particolare al Malaga, di cui sarò sempre tifoso, chiudere la carriera qui è un sogno”. Parole sentite, quelle proferite dal 36enne difensore argentino, all’esito di una carriera di elevato profilo. Commozione palpabile nella conferenza stampa convocata ad hoc in Andalusia, lacrime vere nel ricordare il suo storico agente Jorge Cysterszpiler, suicidatosi nei giorni scorsi: “Oggi doveva essere qui anche lui, perché lo avevamo programmato, e invece ha deciso di togliersi la vita. Mi ha introdotto lui nel mondo del calcio”.

Nato a Justiniano Posse, nei pressi di Cordoba, il 20 dicembre del 1980, Martin Gaston inizia a sgambettare nel Complejo Deportivo Teniente Origone, modestissima squadra locale, per poi approdare nel settore giovanile del Renato Cesarini, club di Rosario dedicato proprio al celebre oriundo che con l’Italia e la Juventus segnava non di rado nei pressi del 90’. Una sorta di officina che negli anni ha sfornato anche Javier Mascherano e l’ex interista Santiago Solari. Nel 2001 il grande salto all’ombra del Monumental, l’esordio con la pesantissima camiseta del River Plate arriva il 2 settembre, in occasione del match contro l’Estudiantes de La Plata. Con i Millonarios Demichelis vince due campionati argentini e si guadagna la chiamata del Bayern Monaco, che scuce 5 milioni di dollari e lo porta in Baviera per un prolifico settennato che gli vede levare al cielo 4 Bundesliga, 4 Coppe di Germania, 2 Coppe di Lega tedesca e 1 Supercoppa di Germania. Il rimpianto più grande della sua esperienza tedesca? La sconfitta in finale di Champions League al Santiago Bernabeu, nel maggio del 2010, contro l’Inter del Triplete targata José Mourinho. Il 3 gennaio del 2011 passa al Malaga, dove ritrova quel Manuel Pellegrini che lo aveva valorizzato ai tempi del River, e i due condividono la straordinaria cavalcata in Champions, arrestatasi soltanto nei minuti finali della gara di ritorno dei quarti contro il Borussia Dortmund, con la compagine della Costa del Sol eliminata dalla zampata di Felipe Santana al 92’. Un exploit che gli vale un rilancio da top e così, l‘11 luglio del 2013, il roccioso specialista sudamericano (184 cm per 80 kg) sottoscrive – a parametro zero – un contratto annuale con l’Atletico Madrid. Con il connazionale Diego Simeone la scintilla evidentemente non scocca e allora ecco il terzo tempo con l’ingegnere Pellegrini, che 50 giorni dopo, l’1 settembre, lo porta al Manchester City. Nei tre anni alla corte di Sua Maestà l’esperto difensore vince 1 Premier League e 2 Coppe di Lega, il totale dei trofei arriva quindi a 16. Con l’avvento di Pep Guardiola all’Etihad Stadium, Demichelis firma con l’Espanyol – storia dell’11 agosto scorso – ancora una volta da svincolato, ma in Catalogna trascorre solo 5 mesi, il 17 gennaio del 2017 l’argentino torna infatti a Malaga per instradarsi sul viale del tramonto, fino all’epilogo arrivato di fatto ieri. In totale sono 548 le gare ufficiali disputate da professionista, con 32 gol all’attivo. Numeri ai quali vanno aggiunti quelli con la Nazionale argentina: 51 presenze e 2 retei dal 2005 al 2016 con l’Albiceleste. Un altro personaggio dei nostri tempi al passo d’addio, Martin saluta con la consapevolezza di aver lasciato un segno tangibile nel mondo del calcio.

Foto: 360nobs.com