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DALLA MAGLIA DEL PESCARA ALLA TOGA: STENDARDO, L’AVVOCATO “DIFENSORE” LASCIA IL CALCIO

21.02.2018 | 09:30

Un’intera vita, o quasi, trascorsa a sgomitare, combatte e lottare al centro dell’area di rigore, ma Guglielmo Stendardo ha deciso di smettere e di appendere gli scarpini al chiodo dopo oltre 20 anni di carriera. Una scelta di vita, a 36 anni, fatta con razionalità e ponderazione da parte di chi ha già le idee chiare per il proprio futuro. Stendardo si è portato avanti con il lavoro e presto inizierà un altro tipo di carriera fuori dal campo, quella dell’avvocato. Già, perché “il calcio non è tutto nella vita e un giorno, quando smetterò di giocare, voglio dedicarmi a tutt’altro e fare un lavoro normale”, questo è quanto dichiarava il roccioso difensore una decina di anni fa. Detto, fatto e la laurea conseguita in giurisprudenza alla Link Campus University of Malta nel 2012 d’ora in poi gli consentirà di esercitare la sua nuova professione.

Stendardo tesi Foto cittaceleste

Ma andiamo per ordine: Stendardo nasce a Napoli il 6 maggio del 1981, si innamora del calcio sin dai tempi dell’infanzia e cresce ammirando il magnifico Napoli di Diego Armando Maradona. Col passare del tempo inizia a pensare che la sua passione potrebbe diventare anche un lavoro e da quel momento in poi fa di tutto per realizzare il suo sogno. Nel 1996, a 15 anni e con il fratello Mariano, entra a far parte proprio del settore giovanile del club azzurro. Il giovane centrale si mette subito in evidenza, la sua struttura fisica è degna di nota e lo aiuta non poco nel gioco aereo. Guglielmo apprende i segreti del mestiere, lavora sodo e attende impaziente il suo momento. Momento che giunge il 16 maggio del 1998, il Napoli gli regala la tanto attesa emozione dell’esordio in Serie A nel corso della gara pareggiata per 2-2 al “San Paolo” contro il Bari. Tuttavia, si tratta di una gioia effimera poiché durante il mercato estivo la squadra della sua città natale decide di cederlo a titolo definitivo alla Sampdoria. Il 17enne accetta e ritrova l’entusiasmo, nella sua prima esperienza lontano da casa colleziona, fino al 2003, 33 presenze in Serie B. La stagione dopo passa in prestito alla Salernitana, poi ancora via a titolo temporaneo al Catania dove ha l’occasione di mettersi in mostra.

Nell’estate del 2004 per Stendardo si fa avanti l’ambizioso Perugia, il difensore firma e sbarca in massima serie. Per lui si tratta di una scelta azzeccatissima visto l’ottimo rendimento sfoderato, le sue prestazioni palesano la grande crescita e l’ormai quasi completa maturazione. Terminato il campionato, il club umbro capitanato dal presidente Luciano Gaucci fallisce e numerose squadre si mettono in fila per accaparrarsi il forte stopper campano. Le voci rimbalzano in maniera insistente, ma ad affondare il colpo con maggiore convinzione è la Lazio. In biancoceleste raggiunge letteralmente l’apice della sua carriera, gioca anche in campo internazionale e, dal 2005 al 2008, totalizza 52 gare condite da 4 marcature personali. Durante il mercato invernale, dopo la lite avvenuta a dicembre con il tecnico Delio Rossi nel giorno della sfida di Champions League contro il Real Madrid, Stendardo riceve la proposta della Juventus e si trasferisce a Torino con la formula del prestito fino a giugno: i bianconeri versano 400 mila euro nelle casse dei capitolini e la cifra del riscatto viene fissata a 12 milioni. Il debutto in campionato avviene proprio contro il Napoli, in totale saranno 5 le apparizioni all’ombra della Mole. A giugno la Juve, dopo aver fatto un timido tentativo, preferisce non esercitare l’opzione e Stendardo rientra alla Lazio che, però, lo rimette subito nella lista dei partenti. Nell’ultimo giorno di trattative giunge l’offerta del Lecce, Stendardo non si pone problemi e firma per un anno con i salentini. In maglia giallorossa disputa un buon campionato dimostrandosi all’altezza nelle 21 volte in cui viene chiamato in causa. Concluso il prestito, rientra ancora in biancoceleste e stavolta viene riconfermato in rosa. Vista l’ardua concorrenza, alle dipendenze di Davide Ballardini ed Edy Reja, il classe 1981 fa spesso panchina e attende in silenzio il suo momento trovando anche la via della rete in due circostanze. Nel 2012 saluta definitivamente la Capitale e si lega con l’Atalanta. A Bergamo Stendardo raggiunge il secondo picco più alto a livello personale e a dirlo sono i numeri: 116 partite giocate e ben 7 reti realizzate. Nel gennaio del 2017, però, il matrimonio con la Dea si interrompe e il centrale difensivo sposa il progetto Pescara. Nonostante il suo ingaggio il club abruzzese non riesce ad evitare la retrocessione, ma Stendardo decide di restare anche in Serie B. Quest’anno, con Zdenek Zeman al comando, racimola soltanto una presenza. Motivo per cui, con la sua ammirevole razionalità, proprio ieri ha preferito dire basta e annunciare l’addio al calcio giocato: “Ringrazio Pescara e tutta la tifoseria. Mi dispiace non aver potuto dare un contributo. Abbiamo raggiunto un accordo. Mi auguro che ci sia un futuro. Ringrazio il presidente per l’onestà e la sincerità con cui si è sempre rapportato. Non vado via da Pescara. Chiudo con il calcio giocato. Già stavo preparando questa uscita. Sono avvocato: in futuro vorrei tutelare gli interessi dei calciatori. Mi interessa di più il rapporto col Presidente. Resterò a Pescara a vivere, è una città nella quale mi trovo a meraviglia”, queste le sue parole, mai banali e ricche di significato, rilasciate poco dopo aver firmato il contratto di risoluzione consensuale con il club abruzzese. Ora per il 36enne è giunto il momento di togliersi la maglia, la divisa da gioco e di indossare definitivamente la toga. Stendardo, l’avvocato “difensore” lascia il calcio.