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DA SIMBOLO JUVE A CAPITANO DEL MILAN: BONUCCI, CLASSE E CARISMA AL SERVIZIO DEL DIAVOLO

15.07.2017 | 10:45

Bonucci

Il colpo di mercato che non ti aspetti. Leonardo Bonucci saluta la Juventus e abbraccia il progetto del ‘nuovo’ Milan. Il difensore classe 1987 nella giornata di ieri ha firmato il contratto che lo legherà al club rossonero per i prossimi cinque anni: impegno quinquennale, con cifre da capogiro che partono da una base di circa 7,5 milioni a stagione più bonus che lo porteranno a guadagnare ancora di più, rendendolo di fatto il difensore più pagato della Serie A. Il Milan, per assicurarsi le prestazioni di Bonnie, ha sborsato 42 milioni di euro (pagabili in tre esercizi), con la promessa di affidargli anche la fascia di capitano. Un colpo sensazionale, a conferma delle grandi ambizioni del nuovo corso affidato a Fassone e Mirabelli. Dopo sette anni con 319 presenze e 22 gol, sei scudetti, tre Coppe Italia, altrettante Supercoppe italiane e due finali di Champions League perse, Leonardo Bonucci lascia dunque la Juve. Un lungo addio, quello del trentenne difensore laziale alla Vecchia Signora. Dalla lite con Allegri in campo a febbraio contro il Palermo, con allegata successiva esclusione con il Porto in Champions, alla concitatissima serata di Cardiff. Troppi spifferi, evidentemente la situazione interna non era diventata più sostenibile se la Juve ha dato quasi l’impressione di cogliere la palla al balzo. E ora Bonucci – leader carismatico nel quale si erano identificati i tifosi bianconeri – è pronto a mettere la sua personalità, classe e carisma, dentro il rettangolo di gioco e fuori, al servizio di Montella e dei colori rossoneri.

Leonardo Bonucci nasce a Viterbo il 1° maggio 1987. I primi passi nel mondo del calcio li muove nel Pianoscarano, società del quartiere Carmine della sua città natale, in cui compie tutta la trafila delle formazioni giovanili. Nel 2000 passa alla Viterbese disputando prima il campionato Giovanissimi Sperimentali, e l’anno successivo quello Giovanissimi Nazionali. Due anni dopo si trasferisce temporaneamente alla Nuova Bagnaia per giocare il campionato Allievi, poi nel 2004 torna alla Viterbese, negli Allievi Nazionali allenati da Carlo Perrone che trasforma Bonucci – fino ad allora impiegato esclusivamente come centrocampista – in difensore centrale. Durante la stagione 2004-2005 colleziona qualche panchina con la prima squadra gialloblù, in Serie C2, e sostiene un provino con l’Inter; con le giovanili nerazzurre disputa in prova due tornei, ad Abu Dhabi e a Parma, al termine dei quali la società lombarda, l’11 luglio 2005, lo ingaggia senza pensarci due volte e lo inserisce nella propria squadra Primavera. La stagione 2005-2006 vede Bonucci vincere con la formazione giovanile interista la Coppa Italia Primavera. Intanto il 14 maggio 2006 Roberto Mancini, allora tecnico della prima squadra nerazzurra, lo fa esordire in Serie A, facendolo subentrare al 90′ a Solari nella sfida dell’ultima giornata di campionato al Sant’Elia contro il Cagliari. Nell’annata seguente rimane nei ranghi della Primavera, ma emergendo poi nel corso della stagione tanto da guadagnarsi tre nuove presenze con la prima squadra, tutte in Coppa Italia, tra cui la semifinale di ritorno giocata da titolare contro la Sampdoria. Nell’estate del 2007, a 20 anni, passa in prestito al Treviso, in Serie B, con cui rimane un anno e mezzo totalizzando 40 gare e 4 reti. Nel gennaio 2009 passa quindi in prestito ai pari categoria del Pisa, allenati da Giampiero Ventura, dove nella seconda parte della stagione colleziona da titolare 18 presenze e 1 gol. Nonostante la retrocessione del club toscano, il difensore classe ’87 inizia a emergere tra i più validi prospetti italiani nel proprio ruolo. Tornato all’Inter al termine del biennio di prestiti, il 29 giugno 2009 viene acquistato a titolo definitivo dal Genoa nell’ambito della trattativa che porta Milito e Thiago Motta a Milano. Non ha tuttavia modo di vestire la maglia rossoblù, poiché il successivo 9 luglio viene acquistato in compartecipazione dal Bari, neopromosso in A e sulla cui panchina è nel frattempo arrivato proprio Ventura, il quale sollecita la società biancorossa a puntare sul giocatore. In Puglia, Bonucci fa coppia al centro della retroguardia dei galletti con un altro giovane prospetto, Ranocchia, formando un solido e affiatato duo difensivo che presto emerge tra i migliori del campionato. Al termine dell’unico suo anno in biancorosso, nel giugno del 2010 la comproprietà tra Bari e Genoa è risolta prima di arrivare alle buste: il giocatore viene riscattato dai pugliesi con la complicità della Juventus, che ne acquista il cartellino.

Arrivato a Torino nell’estate del 2010 per circa 15,5 milioni di euro, la prima stagione di Leo all’ombra della Mole – con Delneri al timone – era stata da dimenticare. Nell’anno del settimo posto, il secondo consecutivo per una Juve che faticava a riprendersi dal post 2006, Bonnie aveva collezionato svarioni su svarioni, al punto da essere considerato il paradigma del calciatore sopravvalutato. Poi, con l’avvento di Conte sulla panchina bianconera e conseguente il passaggio a tre dietro, la metamorfosi totale, da regista basso un po’ sgravato da compiti di marcatura, con Barzagli e Chiellini a coprirgli le spalle. Una crescita esponenziale che ha portato lo specialista della Nazionale a consacrarsi come minimo fra i primi tre-quattro difensori più forti del mondo, se non il migliore. Don Antonio lo ha trasformato in campione, grazie a Max Allegri si è consolidato ulteriormente anche giocando a quattro. Leo è stato anche idolo dei tifosi per il suo attaccamento alla maglia e per la difesa ad oltranza della causa juventina, dimostrata anche seguendo alcuni match della Juve dalla Curva Sud, a fianco degli ultras. Le caratteristiche tecniche, l’intelligenza tattica e il ruolo naturale di leader ne hanno fatto il fulcro anche nella gestione Allegri, per altre tre indimenticabili stagioni, coronate con altrettanti scudetti e Coppe Italia. Il tutto corredato dalla ciliegina sulla torta, quel rinnovo fino al 2021 firmato poco prima di Natale con tanto di dichiarazione d’amore sui social. Una storia d’amore tanto intensa quanto tormentata quella di Bonucci e la Juve, che ha iniziato a incrinarsi dallo scorso 17 febbraio in occasione de match contro il Palermo: alcune divergenze tattiche portano Bonucci e Allegri più volte ai ferri corti, con la situazione che degenera con la corsa di Leo al termine della partita, direzione spogliatoio. Volano parole grosse, ma voci autorevoli confermano come non vi sia stato nessun alterco fisico. Quindi ecco la tribuna punitiva contro il Porto in Champions League per il difensore, la cui scenata è costata un provvedimento che sa tanto di segnale alla squadra. Allarme rientrato però già nel corso della domenica successiva, con un Bonucci titolare contro l’Empoli ed in grado di ricucire un rapporto con Allegri che sa tanto di patto di non belligeranza. Le successive voci, infatti, non avevano infatti assolutamente dissipato le indiscrezioni che parlavano di un malcontento del giocatore, la cui avventura a Torino sarebbe terminata di lì a pochi mesi. E ora le strade di Leo e della “sua” Juve si sono irrimediabilmente separate dopo un lungo ciclo fatto di vittorie e delusioni, come le due finali Champions League perse nel 2015 e nello scorso giugno. Un addio che lascerà tanti strascichi, sia tra i tifosi bianconeri che nell’economia del prossimo campionato di Serie A. Con l’arrivo di Bonucci, Vincenzo Montella avrà la possibilità di svariare tra diversi moduli tattici, ma la sensazione è che l’abito adatto al club rossonero sia quello che prevede la difesa a tre, con l’ex Juve a fungere da perno centrale e la coppia Romagnoli-Musacchio ad agire ai suoi fianchi. Il Milan piazza dunque il colpo da novanta, la ciliegina sulla torta dopo la faraonica campagna acquisti messa in atto da Fassone e Mirabelli. E adesso, con l’innesto del leader Bonucci e in attesa del grande acquisto in attacco, i rossoneri si candidano prepotentemente per un ruolo da outsider in vista del nuovo campionato. I tifosi sono in fermento, il grande sogno si chiama scudetto.

 

Foto: mcfcwatch.com