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DA MODENA A VERONA: LUCA TONI, 323 VOLTE GRAZIE

05.05.2016 | 10:48

Pavullo nel Frignano, ridente Comune in provincia di Modena, è da sempre noto per la “crescentina”, un tipo delizioso di pane simile alla classica piadina romagnola che viene condito con lardo, parmigiano e salumi vari. Una bontà culinaria scoperta dai modenesi solo negli anni ’60 e poi diffusa su scala regionale e nazionale. Ma i pavullesi possono vantarsi anche per un’altra “esclusiva” a cinque stelle. E stavolta la cucina non c’entra nulla. Il 26 maggio 1977 è proprio lì che nasce un certo Luca Toni. Le radici, si sa, non si perdono mai. Siamo certi che se il bomber a noi molto caro si fermasse un attimo a pensare da dove è partito, dove è arrivato e che cosa ha fatto nel magico mondo pallonaro, più di un brivido correrà lungo la sua schiena. 


Ha annunciato il ritiro. Senza rimpianti, senza possibili ripensamenti. “Serviva una delusione per prendere questa decisione”, ha candidamente confessato ieri in conferenza stampa. Già, perché l’amara retrocessione dell’Hellas non sarà di certo il ricordo che scalderà il suo cuore tra 20-30 anni, rimembrando le sue gesta in giro per l’Italia e per il mondo. Ma la sua carriera sarà ricordata per ben altro. Tutto nasce proprio da Modena, anzi, alle Officine Meccaniche Frignanesi, nelle cui giovanili viene allenato da Chinesinho, campione d’Italia con la Juventus nel 1967. Non passerà molto tempo prima che tutti capiscano di essere di fronte a un gigante predestinato. La sua carriera professionistica parte dunque con i gialloblù in C nel 1994, prima della breve parentesi in B a Empoli e del ritorno nella terza serie con le maglie di Fiorenzuola e Lodigiani. La prima piccola grande svolta arriva a Treviso: nella stagione 1999/2000 Luca mette a segno 15 gol in 35 partite, riassumendo in una sola annata tutte le sue innate qualità nel gioco aereo, sotto misura, nel senso del gol. Insomma, tutto quello per cui abbiamo imparato a conoscerlo negli anni. E così le porte della serie A gli si spalancano davanti. Merito del Vicenza, che crede nelle potenzialità di quel ragazzone emiliano. Ancor di più fa Luigi Corioni a Brescia, che nell’estate del 2001 decide di regalarlo a Carlo Mazzone sborsando la cifra record di 30 miliardi di lire. Ad oggi, l’acquisto più costoso di sempre delle Rondinelle. Ma la sensazione è che la scalata sia soltanto all’inizio e la prova schiacciante è la tappa successiva che risponde al nome di Palermo. Lì Toni conquisterà il campionato di serie B nel 2004 siglando la bellezza di 30 gol, e si ripeterà un anno dopo in A mettendone a referto altri 20. E soprattutto sarà proprio in Sicilia che adotterà quell’esultanza che è già nostalgia. “Come? Non vi sento!”, sembra voler dire dopo ogni sua rete. Un marchio di fabbrica emulato da molti negli anni a venire. Ma che, in cuor nostro, avrà per sempre un unico padrone.


Dal rosanero al viola, il passo è breve. Toni è al culmine della sua maturazione professionale e, con indosso lo stemma gigliato, vive il biennio più intenso e felice della sua vita da sportivo. Nel 2006 conquista la Scarpa d’Oro (unico italiano insieme con Francesco Totti ad aver ricevuto questo ambito riconoscimento) mettendone dentro 47 in 67 presenze. Ma è nell’estate dopo la prima stagione con la Fiorentina che raggiunge l’apoteosi. Stavolta i club non c’entrano nulla: siamo in Germania, con la Nazionale di Marcello Lippi. E quel “po po po po po pooo po” ancora riecheggia nelle nostre orecchie. La doppietta all’Ucraina, la traversa colpita in finale con la Francia. Poi quella Coppa alzata nel cielo di Berlino. No, un calciatore non può chiedere di meglio. Per undici milioni di euro il Bayern Monaco si assicura le sue prestazioni dodici mesi più tardi, presentato nello stesso giorno di Franck Ribery, suo amico dentro e fuori dal rettangolo verde. In tre anni si toglie parecchie soddisfazioni: 1 scudetto, 1 Coppa di Germania, 1 Coppa di Lega, gli dedicano una hit musicale che spopola ovunque. E soprattutto il titolo di capocannoniere della Bundesliga (24 gol), uno dei soli cinque italiani nella storia ad esserci riuscito. 


Il titolo sfiorato con la Roma, le esperienze con Genoa, Juventus e Al-Nasr, l’emozionante ritorno a Firenze. Queste le tappe successive di una carriera tanto lunga quanto inebriata di successi. Fino ad arrivare a Verona. Dove non dimentica affatto come si gonfia la rete avversaria e a 38 anni suonati conquista nuovamente (insieme con Mauro Icardi) la classifica marcatori. Ora, 22 stagioni professionistiche e 323 gol più tardi, siamo ai saluti. L’Hellas si è limitato a una formale conferenza stampa, in attesa delle celebrazioni che domenica sera andranno in scena al Bentegodi, nell’ultimo atto contro la Juventus. Un omaggio dovuto, il primo – ne siamo certi – di una lunghissima serie. Luca, grazie di cuore. Perché di numeri 9 con le tue caratteristiche e la tua bontà d’animo, in Italia, se ne sono visti e se ne vedranno davvero pochi.

 

Foto: Verona on Twitter