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CORSA, DIAGONALI E PROGRESSIONI: JAROSZYNSKI, LA LOCOMOTIVA CHIEVO SUL BINARIO DI SINISTRA

07.02.2018 | 09:25

Se il Chievo fosse un film, non potrebbe che intitolarsi “L’importanza di chiamarsi Lucas Castro”. Già, perché dando un’occhiata ai numeri si può evincere come dall’infortunio del centrocampista argentino, col vizio del gol, i gialloblu abbiamo imboccato una evidentissima parabola discendente. Leader in campo e fuori, fondamentale per la squadra con la sua intelligenza tattica, da sviscerare in entrambe le fasi, e gli inserimenti in zona gol, Castro si è fatto male il 19 novembre, in occasione del match contro il Torino. Lesione del legamento collaterale mediale del ginocchio destro, diagnosi che ha richiesto un apposito intervento di ricostruzione: meno grave del crociato, ma costata al Pata (appena tornato a disposizione, domenica era in panchina) due mesi e mezzo di assenza. Con la sua uscita di scena, in casa Chievo si è spenta la luce: 5 punti in 10 partite, frutto di una sola vittoria, due pareggi e ben sette sconfitte, un vero e proprio disastro che ha portato i clivensi a dilapidare quasi tutto il bonus guadagnato nella prima parte di stagione, quando avevano messo in carniere 17 punti in 13 giornate. Per provare ad uscire dall’impasse, Rolando Maran, a dispetto del calendario non proprio benevolo (questo va rimarcato, pur non essendo un alibi), ha proceduto a qualche avvicendamento tra i titolari: oltre al classe 1997 Fabio Depaoli, utile jolly, il tecnico veneto sta lanciando in pianta stabile il 24enne difensore centrale Mattia Bani, ex Pro Vercelli, e il rampante esterno Pawel Jaroszynski, proiettato sull’out mancino al posto dell’eterno classe 1980 Massimo Gobbi, accomodatosi in panchina nelle quattro volte in cui il polacco è stato schierato dal primo minuto e per tutti i novanta.

Proprio su quest’ultimo accendiamo i fari all’interno del nostro consueto approfondimento quotidiano. Bene contro le big, Roma e Juve, un po’ meno contro Bologna e Atalanta, ma nel complesso il mancino dell’Est ha approcciato bene la nuova realtà, totalmente diversa per spessore tecnico-tattico da quella di provenienza. La fase di ambientamento è ancora in corso, anche per via della lingua. Fino a fine novembre Jaroszynski il campo lo ha visto soltanto in allenamento, poi la prima chance – sfruttata – nel derby di Coppa Italia perso ai rigori con il Verona: 101 minuti senza sbavature, affidabilità totale. Quindi l’esordio anche in campionato, storia del 3 dicembre, una manciata di minuti nella Caporetto di San Siro al cospetto dell’Inter, fu l’ultima vittoria dei nerazzurri adesso in crisi nera. Quindi le quattro apparizioni già menzionate. Ma come è arrivato Pawel nella tranquilla oasi di Veronello? Gli scout erano già in azione, ma galeotto è stato l’Europeo Under 21 che il nostro personaggio del giorno nel giugno scorso ha disputato con la maglia della sua Polonia, tra l’altro Paese ospitante, a conclusione – per limiti di età – del ciclo agli ordini di Marcin Dorna (10 presenze e 1 gol, dopo le 4 gare in U20). Girone di ferro non superato, ma 270 minuti ad alti livelli contro Svezia, Inghilterra e Slovacchia. E così, il 18 luglio scorso, la sua sagoma si è materializzata, dopo le visite mediche di rito, nella sede del Chievo per firmare un quadriennale con scadenza 2021. Operazione da soli 400mila euro, finiti nelle casse del KS Cracovia, il club nel cui settore giovanile Pawel – nato a Lublin il 2 ottobre del 1994 – ha completato la sua formazione (dopo l’esperienza nel vivaio del Leczna), fino alla promozione in prima squadra, con la quale  ha totalizzato 67 presenze in sfide ufficiali, impreziosite da 1 rete e 3 assist. Ben strutturato fisicamente, 184 cm per 76 kg, Jaroszynski si sta facendo apprezzare per la personalità e, soprattutto, la completezza avuto riguardo alle caratteristiche che si richiedono agli interpreti del ruolo, anche quando la zona di competenza si estende all’intera fascia (come per adesso, con la difesa a tre). Diagonali ben eseguite, coperture puntuali e tanta corsa da sprigionare, quando i frangenti lo consentono, in ficcanti progressioni sulla corsia per puntare il fondo e mettere in mezzo cross calibrati per i compagni. Le basi sono buone, i margini di miglioramento ampi e se a questo aggiungiamo che, per bocca dello stesso ds Romairone, Pawel – grazie alla sua duttilità -all’occorrenza può disimpegnarsi anche da centrale, la considerazione da fare è una sola: il Chievo con Jaroszynski ci ha davvero visto lungo.

Foto: Twitter  Jaroszynski